Sotto questo generico e impegnativo attributo, individuo alcuni romanzi, diversi tra loro, ma tutti in grado di evocare profumi, sapori e suoni di un mondo scomparso.Chi è vissuto negli anni 50-60 ne ha memoria come di un eco perdurante nell'aria nuova che si andava affermando, e che il boom economico, la motorizzazione di massa e quella che Pasolini chiamava profeticamente la Modificazione antropologica degli italiani, avrebbe definitivamente spazzato via.
In questo intenso romanzo di Giambattista Angioletti, Premio Strega 1949, così come in quelli di cui parlerò in seguito mi sembra di trovare, al di là di stili e forme narrative diverse, una raffigurazione accurata fin nei particolari più minuti, di quel mondo scomparso.
Ne La memoria Angioletti usa delicati colori dell'epoca, per ritrarre la Milano fine ottocento e prima della guerra del '15, dipinge una galleria volutamente convenzionale di donne di lusso in veletta e boa, di povere operaie ammalate, di gasisti in sciopero e anarchci in protesta, di carnevali borghesi col risvolto della miseria altrui. La voce narrante, che è l'adolescente protagonista, osserva con occhi incantati la realtà che lo circonda, ma vede anche con ludità le incongruenze, le meschinità del mondo adulto, le ipocrisie dei rapporti umani.
Che eravamo venuti a fare , noi sulla terra, quali dolcezze poteva serbarci il mondo?...e il mio pensiero ormai inseguiva una tristezza futura, ancora più profonda, insondabile di quella che fino a quel giorno mi aveva chiuso il cuore. Era finito il tempo destinatomi dal cielo a una felicità che non avevo mai pienamente goduta, se non forse negli anni ormai immemorabili del viale, fra i trilli dei fischietti piumati e il suono del silenzio nella sera. Ormai la solitudine non aveva più scampo.
Una lettura e una riflessione non banale sugli stili di vita nell'Italia post unitaria, ma anche sulla capacità del linguaggio di evocarne la dolente umanità.
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